Recensione Un marito da odiare di Chastity Hanes

I suoi occhi sembravano analizzare in maniera analitica e fredda ogni tratto del mio viso, come se attraverso questo potesse conoscere la mia anima, i miei sogni e i miei desideri…

Quando Isabella incontra Edward per la prima volta questo viene descritto come un demone, uno straniero giunto lì per rubarle le terre, la casa, la fede. «Sembrava un demone emerso dall’inferno» scrive l’autrice. «Gli occhi sembravano azzurri, ma di un azzurro che non pareva nemmeno umano per quanto chiaro scintillava alla tenue luce del tardo pomeriggio.»

Quando il Duca ordina a Edward di prendere Isabella come sposa lei inorridisce alla sola idea. Quell’uomo è malvagio, un violento. Cosa ne sarà di lei una volta sposata?

Il matrimonio viene celebrato in fretta e in furia. Isabella non ha scelta: sottomettersi al volere di quell’uomo sembra l’unica scelta possibile per la sua sopravvivenza.

In quel vortice di confusione non riuscivo a pensare, a muovermi, a fare nulla che non fosse restare immobile. A quanto pare il destino non aveva in serbo per me la morte, ma qualcosa di molto, molto peggio.

Isabella è abituata alle percosse; Mark, il fratellastro violento e ubriacone non fa che utilizzare la forza con lei e sua madre, tuttavia ha paura: lo sguardo ferino di quell’uomo scatena un senso di agitazione in lei che l’accompagnerà per i giorni a venire.

Non mi ero accorta che le nostre mani erano intrecciate finché non provai ad allontanarmi; abbassai il viso di scatto, e vedere le nostre dita unite mi causò un brivido di paura mista a eccitazione.

Quando il Duca ordina a Edward di andare in Inghilterra per incontrare il Re, Isabella prova un moto di sollievo. Meglio restare accanto a sua madre e al suo amato amico a quattro zampe piuttosto che avere un marito possessivo e violento intorno. Tuttavia, Edward decide di portarla con sé. In terra straniera conosce la perfida Beatrix, la donna che è ancora innamorata in lui, e in lei inizia a nascere un moto di gelosia. Ma come può provare quel sentimento per lui? Quel matrimonio è sbagliato: Edward l’ha avuta con la forza. Nonostante ciò, qualcosa negli occhi di quell’uomo la spinge verso di lui come una calamita.

Trovarmi di fronte a un tale esemplare di perfezione mi scosse in profondità, non perché fossi innamorata di mio marito – quello mai: lo avevo giurato a me stessa – ma perché il mio cuore non poteva fare a meno di dispiacersi all’idea di aver strappato a un’altra donna il suo amore. E anche perché il confronto tra noi era impetuoso e a mio completo svantaggio: se lei era il giorno io ero la notte; Beatrice rappresentava la placida dignità inglese, unita al brio di una donna sicura di sé, mentre io… io non ero altro che la ragazzina che lei stessa mi aveva definito, perennemente presa tra due mondi agli antipodi: quello di mio marito, fatto di conquiste e sopraffazioni,  e il mondo irlandese, minacciato giorno dopo giorno di scomparire per sempre nelle sue tradizioni più antiche.

Col matrimonio l’uomo si dimostra essere tutt’altro che violento: è dolce, un amante impetuoso e attento al suo stato di salute. La sua gelosia però, e i suoi scatti di possessività le danno ancora i brividi.

Un romanzo che scorre veloce, da leggere d’un fiato. Ho apprezzato la determinazione e la tenacia di una ragazza giovane che, nonostante le sottomissioni e i continui maltrattamenti trova il modo per non arrendersi. Isabella non rinnega se stessa né le proprie origini, lo dimostra pregando di nascosto, continuando a professare la religione cattolica che tanto le viene negata. È fragile e impotente ma pronta a difendere con le unghie e con i denti ciò che le appartiene.

Ho amato l’ambientazione: un libro che racconta l’Irlanda in un periodo storico particolare, un testo crudo e schietto della realtà del tempo. La dinamicità delle azioni e la fluidità dei dialoghi portano il lettore a leggere il testo senza interruzioni. Non mancherà il colpo di scena finale.

Ho apprezzato anche Beatrix, l’antagonista. Senza il suo intervento il romanzo non sarebbe stato lo stesso.

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