Edith Wharton

Il 24 gennaio 1862 nasceva la scrittrice Edith Wharton a New York. La vogliamo ricordare citando alcune sue opere:

Fantasmi

All’età di nove anni, Edith Wharton contrasse la febbre tifoidea e rimase confinata nel suo letto per settimane. La sua preghiera era: datemi dei libri da leggere. Fu cosí che la madre le diede una storia di fantasmi. A una bambina poco dotata d’immaginazione una storia del genere poteva fare poca o nessuna impressione, ma sulla piccola Edith ebbe un effetto dirompente: da quel momento si ritrovò a vivere in uno stato di terrore costante, con un senso di minaccia che accompagnava ogni suo passo, incapace di stare al buio, angosciata dalla solitudine. Dovette arrivare ai trent’anni perché, da donna pragmatica qual era diventata, trovasse l’unico modo efficace per gestire, da scrittrice, le proprie paure: diventare maestra nel genere letterario di quelle storie di spettri che tanto a lungo avevano infestato le sue notti. «Se il racconto vi manda un brivido gelato giú per la spina dorsale, ha fatto il suo dovere, e l’ha fatto bene» scriveva. Cosí Edith scrisse le sue storie del brivido, che apparvero in antologie accanto a Edgar Allan Poe e Henry James, in una produzione parallela ai suoi romanzi per tutta la vita: piú di ottantacinque, e molte avevano per protagoniste presenze spettrali. La raccolta Fantasmi fu concepita nella sua forma attuale dalla stessa Wharton prima di morire ma, pubblicata postuma nel 1937, finí ingiustamente dimenticata. In questi piccoli capolavori ritrovati, sottilmente inquietanti, ora presentati nella nuova traduzione di Tiziana Lo Porto, si possono riconoscere tutti i temi cari alla sua letteratura: la crudeltà di certi destini femminili, la costrizione all’interno di matrimoni claustrofobici, lo sradicamento dal paese natio, la prepotenza delle convenzioni sociali. Avvolti nell’abito sontuoso che tanto bene le conosciamo: la prosa nitida e affilata che sa illuminare i territori nascosti della realtà quanto, insospettabilmente, quelli del soprannaturale. 

Ethan Frome

Racconta la vicenda che lega tra loro Ethan Frome, Zeena, sua moglie, e Mattie, cugina di lei, della quale Ethan si innamora. Sembra che questo nuovo legame possa essere l’inizio di una fase di cambiamento, la fuga per Ethan dalla prigione domestica. Le cose però vanno diversamente. Con maestria inventiva la Wharthon riserva ai tre personaggi un destino al contempo tragico e grottesco. Un libro nel quale la narrazione è lo strumento che permette di sciogliere il nodo, all’apparenza inestricabile, dei legami tra gli esseri umani.

L`età dell Innocenza

L’età dell’innocenza è un mirabile affresco della borghesia newyorchese di fine Ottocento, contro il cui ottuso moralismo Edith Wharton si scaglia coraggiosamente difendendo l’autenticità di un amore sincero. La storia sentimentale tra Newland Archer, brillante avvocato dell’aristocrazia cittadina, e la contessa Ellen Olenska, cui inflessibili convenzioni impediscono di divorziare dal marito, è lo specchio di una società che l’autrice conosce e contesta profondamente. Una società ipocrita e perbenista, in cui pregiudizi atavici, tradizionalismi ormai svuotati di significato, princìpi ingiusti e falsamente morali impongono precise regole comportamentali, che cozzano contro il desiderio di affermazione del singolo. Contro tutto questo lotta con ammirevole tenacia la protagonista del romanzo, che tenta di difendere fino alla fine il suo amore e la sua libertà di scelta, cui si oppone la consapevolezza, che porterà Archer alla rinuncia finale, dei suoi doveri sociali. Introduzione di Tommaso Pisanti.

La casa della gioia

Nella New York dei primi anni del secolo scorso, Lily Bart vive tra sontuosi ricevimenti dell’alta società, viaggi all’estero e soggiorni nelle residenze degli amici. Le sue uniche doti sono la bellezza e l’intelligenza, che usa per muoversi in un ambiente ipocrita di cui vuole ostinatamente far parte e nel quale spera di trovare marito. Un sentimento forte e contrastato la lega a Lawrence Selden, giovane avvocato che vive del suo lavoro: Lily sa bene che non rinuncerebbe mai agli agi che è stata educata a desiderare, tuttavia non riesce a staccarsi da lui. Inorridita dalla prospettiva della povertà, tenta di conquistare il rampollo di una celebre dinastia ed è allora che la parabola disegnata dalla sua vita tocca il culmine per poi iniziare un’inesorabile discesa. Incapace di vivere della rendita mensile che le passa la zia, la giovane donna si indebita al tavolo da gioco e chiede in prestito una consistente somma di denaro. La sua bellezza diventa arma di ricatto per gli uomini e motivo di cieca gelosia per le donne. Nel momento più tragico della sua vita, però, Lily acquista di colpo lo spessore di una figura eroica: una rettitudine e integrità morale ritrovate le impediscono di vendersi al miglior offerente. Con una scrittura moderna e implacabile nell’indagare l’anima e la psiche dei suoi personaggi, Edith Wharton costruisce un romanzo dall’architettura narrativa perfetta, ritraendo impietosamente l’alta società newyorkese del primo Novecento e dando vita a una delle figure femminili più luminose della letteratura.

Le sorelle Bunner

Descrizione

Ann Eliza ed Evelina Bunner gestiscono una bottega di fiori artificiali e piccoli oggetti cuciti a mano in una zona povera di New York. La loro vita tranquilla cambia il giorno in cui Ann Eliza, la sorella maggiore, regala a Evelina un orologio. Metafora tangibile del tempo che passa, questo minuscolo evento sarà l’innesco di una serie inarrestabile di cambiamenti: dall’incontro con il venditore dell’orologio, Herman Ramy, che possiede «il negozio più strano del mondo», fino alla presa di coscienza che la loro rassicurante routine è divenuta una «intollerabile monotonia» a cui porre rimedio. Ancora una volta Edith Wharton concentra la sua attenzione sulla condizione femminile e introduce temi modernissimi per l’epoca, tra cui la critica all’idea che il matrimonio o un’unione sentimentale siano condizioni necessarie per la realizzazione di una donna.

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